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“Vivere la morte come sorella”. Serata con l’autrice Monica Cornali

GLI EVENTI DI ALMALUCE

Nella piovosa serata di martedì 24 ottobre si è svolto presso AlmaLuce Casa Funeraria un incontro dedicato alla difficile tematica della morte con la Dott.ssa Monica Cornali e il suo libro Vivere la morte come sorella.

Questo incontro è stato pensato come sostegno a coloro che hanno subito un lutto ma rivolto anche a coloro che hanno il desiderio di trovare le parole per stare vicino a chi si trova nel dolore.

Non solo, si è voluta dare un’occasione a tutti coloro che vogliono piano piano rompere quel muro che ha esiliato la morte al di là delle parole e delle riflessioni. 

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Nella suggestiva atmosfera della Sala Del Commiato il professor Luciano Gini, collaboratore dell’Impresa Funebre Ferraro, ha accolto e presentato la Dott.ssa Cornali, la quale si occupa del vasto e complesso ambito tematico riguardante il lutto e la perdita.

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La dott.ssa Cornali, psicologa clinica e logoterapeuta, da anni coltiva un rapporto fecondo tra psicologia e spiritualità; collabora con Case di Esercizi Spirituali e con emittenti radiofoniche; scrive su diverse riviste. Ha pubblicato tre raccolte poetiche: I canti dell’attesa, Le mie lotte con l’angelo, A convito con il cuore; oltre a diversi saggi come Vivere con sapienza, morire con dignità che indaga tutta la tematica del fine vita cercando di dare un aiuto nell’affrontare la morte con bambini e adolescenti ma non solo. 

La ricerca di senso

Il libro protagonista della serata, Vivere la morte come sorella, ha dato la possibilità di confrontarsi sulle diverse modalità di vivere e percepire la morte, e con essa la finitudine dell’essere umano, dissolvendo l’illusione di allontanare o annullare il problema con la negazione o l’indifferenza. Non è con il silenzio che si sconfigge l’angoscia della morte, al contrario essa ha bisogno di esser “addomesticata” come fa il piccolo principe con la sua volpe. In questo modo, lasciando che la dimensione della morte venga vissuta come parte della vita stessa e non come un nemico da sconfiggere, le si può dare quel respiro e quella leggerezza che davvero possono diminuire terrore, dolore e angoscia.

Nel corso della serata si è tentato di focalizzarsi sulla ricerca di senso che è insita in ogni essere umano, al di là di qualsiasi credo o fede religiosa, rivolgendosi alla persona non in quanto credente ma in quanto essere pensante. In questo modo ci si ritrova tutti nell’orizzonte del Mistero che accoglie ognuno di noi e che apre alla speranza di un compimento che va oltre la sola parabola biologica di ciascuno. Quando si parla di mistero si intende proprio ciò che va al di là di ciò che conosciamo e che possiamo conoscere, arrivando ad un senso ultimo che ci attrae e che non si svela completamente.

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Una prospettiva che è stata accolta e commentata dai presenti, i quali hanno condiviso le proprie esperienze e le proprie riflessioni personali, manifestando il desiderio di altre serate dedicate a questo tema perché di morte non si può parlare, ma c’è bisogno di parlarne.

“Cos’ha la morte che non va Di cosa abbiamo così mortalmente paura Perché non trattare la morte con un po’ di umanità e dignità e decenza e, Dio non voglia, perfino di umorismo Signori, il vero ne